Sistemare la propria vita per alleggerire quella degli altri. Un libro di Margareta Magnusson sul döstädning (pulizia in seguito alla morte), che consiste nel fare letteralmente pulizia degli oggetti accumulati durante l’arco della vita, prima che di questo compito gravoso debba occuparsi qualcun altro al posto nostro in seguito la nostra morte.
Margareta ci rassicura già dal sottotitolo che non si tratterà di una storia triste ma un processo consigliato a qualsiasi età che consiste nel non avere più cose di quelle che sono realmente necessarie o che puoi usare, ci aiuta anche a goderci una casa più organizzata, con meno spazzatura. Inoltre, ci regala tempo libero.
Sono stata attratta da una recensione che definivano il libro scritto con “umorismo e leggerezza scandinavi, insegna ai lettori ad abbracciare questo minimalismo…”
Umorismo e leggerezza scandinavi. Due grandi sconosciuti per me anche a distanza di anni qui. Io che ancora mi ostinavo a guardare programmi svedesi definiti comici senza riuscire a strapparmi un sorrido. Cosa poteva esserci in questo misterioso libro che io dopo ben 10 anni qui in Svezia non avevo ancora capito? Sono andata in biblioteca e su un ripiano tra tanti libri molti internazionali tradotti in svedese c’era proprio lui in una versione tascabile.
I disegni sulla copertina mi hanno fatto venire subito in mente Pettson och Findus. Dovete sapere per chi non li conosce che Pettson e Findus sono i protagonisti di una serie di libri per bambini scritti e illustrati dall’autore svedese Sven Nordqvist. I libri raffigurano un vecchio contadino e il suo gatto Findus che vivono in una piccola fattoria sgangherata in campagna. La particolarità di questi libri è la quantità smodata di particolari raffigurate nelle illustrazioni, tanto da sembrare a volte eccessiva. Io li adoro e potrei stare ore a guardarli e notare sempre nuovi dettagli.
L’idea, magari inconscia di rievocarli, su un libro che parla di “alleggerire la propria vita” l’ho trovato fantastico. O forse sono io che ho troppa fantasia nel rivedere in copertina una somiglianza con Pettsson e un Findus trasformato in cane. Si potrebbe essere. Ma torniamo al libro.
Alcune considerazioni secondo lei:
- l’importanza di riuscire a parlare con naturalezza della morte. Intraprendere questo percorso di pulizia per avere il tempo di ricordare e rivivere i ricordi legati a quell’oggetto prima che si decida se tenerlo o se liberarsene. Secondo Margareta con il tempo e l’età si predilige trascorrere più tempo in casa e per questo che ci si dovrebbe circondare solo di oggetti che siano un nostro riflesso. Pianificare e comunicare a chi si vorrà lasciare uno specifico oggetto può evitare tensioni future. Vendere un oggetto dei suoi genitori per evitare litigi tra i suoi 5 figli ed evitare di perdere tempo prezioso a discutere è stata secondo lei la giusta decisione per non lasciare questo fardello a loro.
- Incominciare ad occuparsi dei seminterrati e sgabuzzini dove generalmente si conservano oggetti pensando che rimarranno li momentaneamente ma che spesso ci rimangono in modo permanente. Quando si inizierà questo processo ci si imbatterà probabilmente in oggetti dati per dispersi o dimenticati. A questo punto bisognerebbe porsi la domanda sul perché dovrebbe occuparsene qualcun altro se non sono oggetti importanti neanche per noi. Indicare con carta e penna ciò che decidiamo di conservare nelle scatole o nei ripostigli.
- Invitare nipoti o conoscenti che potrebbero essere interessati ad alcuni oggetti di cui ci si vuole liberare. Raccontare sempre qualche aneddoto o info sull’oggetto ciò aiuta a lascialo andare.
- Annotare tutto su carta e penna. Ciò aiuta te a tenere conto dei tuoi progressi, ai tuoi cari delle tue volontà e a facilitare e velocizzare la pulizia.
Il capitolo dedicato ai vedovi è stata una scoperta. in un paese in cui la parità dei diritti esiste davvero e le donne sono emancipate da anni sentirsi dire nel 2020 anche se il libro è stato pubblicato nel 2017 da una donna tra gli ottanta e 100 anni (così dichiara lei, anche se io so la sua vera età) di affrettarsi a trovare una nuova compagna che si occupi di lavare e stirare e risparmiare loro dalla minaccia della carestia. Mi è sembrato vagamente famigliare…Ma non eravamo noi italiani i mammoni, cosa per cui spesso siamo citati all’estero?
Dopo il suo trasferimento in una casa più piccola e senza il giardino si è convinta che sia più facile godersi il giardino di altri che doverlo gestire da soli, avendone uno condominiale, attrezzato da poter condividere.
Margareta sostiene di essersi rammaricata di non aver iniziato questo processo di sistemazione degli oggetti prima della morte di suo marito. Lei pensa che se lo avesse fatto insieme a lui sarebbe stato divertente ricordare e gioire insieme. Quando si è più giovani si tende a pensare di essere eterni ma con il senno di poi ha riconsiderato l’idea di fare queste pulizie da sola. Probabilmente con il marito ci avrebbe messo più tempo. Lui come la maggior parte degli uomini era restio a lasciar andare le cose perché “prima o poi sarebbero stasi utili”.
Ricordarsi infine che:
“I tuoi cari vogliono ereditare delle cose da te. Ma non tutte le cose.” Sacrosanta verità.
Ho visto intere vite cancellate in pochi giorni, o portate in discarica. Non so dirvi se per il poco o il troppo dolore. Non sta a me giudicare ma vedere un’intera vita buttata in un container in discarica, seppur di sconosciuti, è uno dei ricordi più dolorosi che ho vissuto qui. Tra tanti effetti personali, abbandonati avrei voluto salvare almeno qualche libro o almeno una foto ancora nella sua cornice. Ho provato una morsa allo stomaco nel vederli li tra i rifiuti. Ma che diritto ne avevo io? Nessuno.
Dopo aver letto piacevolmente questo libro credo che proseguirò la lettura con altri libri che ho preso nella stessa sezione in biblioteca. Vi terrò aggiornati.
A presto,
Antonella
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8 comments
Un punto di vista davvero particolare trattato con razionalità che tra l’altro può tornarmi utile in questo periodo e comunque utile sempre come dici anche tu all’inizio può servire a vivere più organizzati e con più facilità.
Esatto hai colto il punto: vivere con più facilità. : )
Il post che ci voleva per una come me…con la casa ingombra e un disordine spaziale intorno. Il punto di vista dell’autrice è sicuramente interessante…eppure ogni volta che mia mamma prpone di svuotare il garage temporeggio…e finisce che trovo un anedotto per ogni cianfrusaglia. In ogni caso, un punto di vista da tenere a mente!
Non preoccuparti: sei in buona compagnia! Tutto sta nel trovare un proprio equilibrio.
Un tema che mi interessa e mi attira sempre. Sento una spinta dentro, come una necessità a far pulizia e a lasciare andare ma è sempre più forte quella a trattenere. Sento di essere un’accumulatrice seriale e mi sento bene quando riesco a liberarmi di qualcosa, che significa più spazio. posto per altro, nuovo. Invece resto intasata dal vecchiume, forse parte di un’ identità, che non riesco a lasciare andare completamente, un sacco lasciato lì perché magari c’e qualcosa che può servire, e sono certa non corrisponda solo ad oggetti che non voglio buttare. Chiudere porte e smettere di pensare a quel che può servire rispetto a quel che ci fa meglio non è facile ma sicuramente è sano..chissà quando e se mai imparerò!
Si tratta di un percorso che non tutti sentono il bisogno di intraprendere ed ognuno lo fa seguendo i propri tempi.
Davvero originale questo post che aiuta a liberarsi dagli inutili legami che ci tengono avvinti agli oggetti in una sorta di morbosa identificazione!
Articolo davvero interessante! La casa e l’ordine fanno parte di noi, rispecchiano una nostra parte e ci influenzano moltissimo. Pertanto credo che faccia sempre bene migliorare il proprio approccio nei confronti degli oggetti della nostra casa e se necessario lasciare anche andare…