Quando mi sono trasferita in Svezia, anzi già prima di partire, mi sono dedicata a giornate intere a cucinare e sperimentare tra i fornelli. Sapevo che dopo il mio arrivo nella vecchia scuola avrei voluto aprire una caffetteria con prelibatezze italiane e avevo bisogno di cucinare e sperimentare il più possibile. Con il tempo questa passione è diventata parte del mio lavoro. Far gustare i miei manicaretti e nutrirmi io a mia volta delle loro emozioni che intravedo sul loro viso. E così ho passato la maggior parte delle mie giornate tra i fornelli…
Poi arriva un certo punto che ti guardi allo specchio e capisci. Capisci che i vestiti che da tempo avevi smesso di indossare per le mancate possibilità di uscire, viaggiare non si sono rimpiccioliti ma che tu hai smesso di andare bene a loro. Esiste un proverbio svedese che dice:
Det finns inget dåligt väder, bara dåliga kläder (Non esiste il cattivo tempo, solo vestiti inadeguati).
In passato l’ho sempre interpretato come la possibilità di uscire e vivere all’aperto nonostante il tempo. Oggi ho capito che lo stesso proverbio si adatta anche allo sport all’aperto. L’ho capito qualche giorno fa mentre rientravo con tanto di guanti e cappello in macchina. Fuori c’era con un freddo gelido, ancora era buio e ho visto un ragazzo fare footing con tanto di giubbotto rinfrangente.
E li ho capito che è tutto questione di mente.
Dovete sapere che a fine estate qui al Little Cottage abbiamo deciso di rinnovare la nostra cucina. Anzi abbiamo deciso di trasferirla. La piccola cucina che avevamo trovato al nostro arrivo seppur funzionale era decisamente troppo piccola quando ci riunivamo tutti e quattro a tavola. Così abbiamo deciso di crearla nella stanza che avevamo sistemato come stanza da pranzo ma che non utilizzavamo poi molto. Così dopo molte settimane dopo, dopo aver rinnovato muri, soffitti e creato un nuovo impianto elettrico e idraulico abbiamo avuto la nostra nuova cucina…
E sapete cosa ho fatto? Ho continuato a cucinare nella mia piccola cucina. Ogni scusa era buona per rinviare di trasferire tutte le stoviglie e gli utensili per poter cucinare. A un certo punto ho avuto il “coraggio” di cucinare nella mia vecchia cucina e di mangiare in quella nuova.
In casa era diventata un motivo di scommessa tra mio marito e i miei figli a quando avrei incominciato a cucinare e a usare il nuovo forno. A un certo punto ho pensato anche di far staccare i vecchi elettrodomestici nella vecchia cucina per “obbligarmi” a usare quelli nuovi.
Poi ho capito che non era la scelta giusta. Perché tante cose nella vita si affrontano solo quando si è pronti e non solo quando si è costretti.
Così ho imparato a prenderci confidenza a usarla e a sporcarla poco alla volta senza fretta ricominciando con ricette semplici e non troppo complicate, che tra l’altro come vi dicevo prima mi fanno solo che bene.
Oggi ho ancora due cucine perché quella vecchia ancora non l’abbiamo smontata, perché stiamo lavorando su più progetti più urgenti, ma in compenso ho smesso di usarla non perché dovevo ma perché volevo. Mi conforta il pensiero di averla progettata bene riuscendo a fondere il mio gusto, decisamente più tradizionale e decisamente più creativo (eh si, perché il mio camino finto è ancora allo stesso posto), a quello di mio marito che mi ha realizzato una cucina forse un pò troppo tecnologica e potente per i miei gusti. Ogni volta che aziono al massimo la valvola di aspirazione della cappa devo stare attenta a non essere risucchiata a mia volta per non parlare del suono: sembra di essere in un jet al momento della partenza quando i motori si scaldano…
Da oggi questo suono mi farà venire in mente diversi modi di viaggiare, in attesa di poterlo fare presto.
A presto,
Antonella
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