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Una stagione che mi rispecchia in questa fase della vita: l’autunno

Non sono mai stata un’amante dell’autunno, lo confesso. L’ho sempre vissuto con l’ansia che l’inverno, la stagione che in Svezia ha la meglio per durata, sarebbe arrivato presto. A volte mi chiedo ancora perché abbia scelto proprio la Svezia, rinomata per le temperature fredde, le giornate brevi e le candele accese ovunque, quando in realtà non sono particolarmente amante di nessuna di queste tre cose. Strano, vero?

Eppure, mai come quest’anno mi sento a mio agio nella penombra. I miei movimenti, sempre considerati troppo veloci ed energici, si sono rallentati e ora, paradossalmente, sono più in sinergia con quelli autunnali. I pensieri invece galoppano come sempre, indomabili, ma in un modo per me incomprensibile sto cercando di concentrarmi su poche cose, scegliendo cosa tenere e cosa lasciare andare. Perché ho capito che non possiamo trattenere tutto, come se fossimo le sole a sorreggere un carico di mele rosse e succose tra le braccia.

Dopo mesi silenziosi, pieni di cose viste e sentite più che raccontate, sento il bisogno di ritrovare uno spazio dove posare le parole senza fretta. Non un ritorno trionfale, non un nuovo inizio pensato a tavolino. Solo un passo. Poi un altro. E la sensazione che ci sia ancora qualcosa da dire, anche se non so bene che forma avrà.

L’autunno ha sempre avuto un modo tutto suo di riportare a galla ciò che era rimasto in sospeso. Forse è il rumore delle foglie prima secche e poi ghiacciate sotto le scarpe, o la luce che cambia e costringe a guardare le cose da un’altra angolazione. Forse è il profumo del tè ai frutti di bosco che si diffonde in cucina al mattino o il tremolio della fiamma della lampada a olio che ti ricorda quanto sei cambiata. O forse è semplicemente il tempo che fa il suo lavoro, mettendo ordine senza chiedere il permesso.

Mi siedo spesso alla scrivania davanti alla finestra del mio studio, raramente per lavorare con la concentrazione che vorrei, mentre la vita frenetica di prima chiama. Non mi sento attratta quanto guardare le foglie cambiare colore e poi cadere lentamente, mentre la stufetta in ghisa diffonde calore e accompagna i miei pensieri. In questi momenti, ogni gesto quotidiano diventa più lento: versare l’acqua nel bollitore, aggiungere lo zucchero dalla zuccheriera della nonna, quella che hai sempre desiderato da quando hai memoria e che ora, così presto, hai ricevuto dalla credenza di tua madre. Tutto sembra così ingiusto e crudele, che aprire un libro e leggere due pagine in questo periodo dà un grande sollievo, come poche altre cose. Tutto sembra rallentare, e io con esso.

Questa stagione per me è diventata un piccolo invito a rallentare, a lasciare che le giornate si aggiustino nei loro bordi e che le parole, ma soprattutto i gesti e le intenzioni, tornino a farsi spazio. Niente di definitivo. Solo frammenti e respiri, tracce di un percorso che sto attraversando. Cammino lentamente per i sentieri tra i boschi vicino casa, anche loro mentre stanno subendo una radicale trasformazione tanto che a volte fatico a riconoscere e mi chiedo che cose ne sarà di loro e di me. Ogni passo sembra raccontare qualcosa di questo posto e di me stessa che non avevo ancora riconosciuto.

È un cammino che non ha fretta. E forse, finalmente, non ne ho nemmeno io.

Antonella

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