Ci sono luoghi che non ci lasciano mai. Anche quando cambiamo città, vita, abitudini. E in qualche modo, una parte di noi resta sempre lì. Può essere una casa, una stanza, una finestra. Un tavolo su cui hai poggiato ogni giorno la tua tazza, o una scala che conosceva i tuoi passi.
E poi ci sono gli altri. Quelli che sai che non vedrai più. E che forse nemmeno vuoi rivedere. Non perché siano brutti, o sbagliati. Ma perché ti ricordano una parte di te che hai lasciato lì, in un tempo che non c’è più. Sono i luoghi delle chiusure, delle pause, delle trasformazioni.
Da quando la mia vita è cambiata, il mio modo di abitare gli spazi si è fatto più consapevole. E anche più fragile. Mi accorgo che alcuni gesti domestici sono diventati riti di presenza, come piccoli ancoraggi in un tempo che scorre veloce e, a volte, confonde. Piegare una tovaglia, sistemare una mensola, scegliere una zuccheriera invece di un’altra: sono atti minuscoli che, però, parlano. Parlano di chi siamo, di cosa abbiamo scelto di tenere, e di cosa no. E parlano anche di chi non siamo più.
In questi mesi ho imparato a riconoscere i miei nuovi luoghi dell’anima. Non hanno per forza pareti. A volte sono solo angoli: una scatola, una sedia, una luce del mattino. Altri sono solo miei, invisibili. Come il gesto lento con cui rimetto a posto i fili da ricamo, o il silenzio con cui sorseggio un tè caldo vagando per lo studio prima di sedermi a scrivere.
E mentre alcuni spazi si svuotano, altri si riempiono di nuovi significati. A volte si va avanti trovando nuovi spazi, altre volte è necessario tornare indietro, nei luoghi che conosciamo da sempre, per capire cosa portare con noi. Ed è proprio questo che sento di dover fare ora: tornare in quei luoghi che conosco da una vita, ma che ora vedo con occhi diversi, cercarne le tracce, raccogliere piano, con delicatezza, ciò che hanno ancora da insegnarmi.
Ho trovato conforto nel tornare nella loro terra, quella che loro hanno scelto per restare, e dove, stranamente, sento un legame forte come non mai. Intorno a me, le radici affiorano tra le pietre, tra gli alberi, nei gesti antichi delle persone che restano. È come se quel pezzo di mondo mi riconoscesse, e mi sussurrasse che posso fermarmi quanto voglio, perché anche io appartengo a quel posto. Posso respirare, lasciarmi sorreggere, e restare. Per tutto il tempo che serve.
Ho capito che non porto dentro di me solo ricordi sparsi, ma vere e proprie tracce che si intrecciano.
Alcune appartengono a questa terra che mi accoglie, altre a gesti che ripeto ogni giorno, altre ancora a luoghi che non esistono più se non nella memoria. È come se, dentro di me, ci fosse un disegno invisibile che tiene insieme radici, oggetti, gesti e affetti.
Forse è per questo che, quasi senza accorgermene, ho iniziato a disegnare delle piccole mappe. Non sono carte geografiche, né schemi rigorosi: sono piuttosto fili colorati che collegano luoghi, gesti, oggetti e ricordi. Una sorta di mappa mentale. Al centro ci sono io, o meglio, la me di adesso, e intorno si snodano tracce che parlano di case vissute, tavoli apparecchiati, libri sottolineati, armadi svuotati. Ogni legame porta con sé un dettaglio, un volto, un profumo. Non tutto ha bisogno di restare: alcune cose si perdono lungo il percorso, altre ritornano più forti di prima. Guardarla mi aiuta a dare un ordine al disordine, a capire che anche il cambiamento può avere una sua forma. È come mettere per iscritto il dialogo silenzioso tra passato e presente, tra ciò che resta e ciò che invece ho lasciato andare.
E forse, a pensarci bene, la vita stessa non è altro che questo: una mappa mentale che si disegna giorno dopo giorno, con fili che collegano luoghi, gesti e ricordi sparsi, dando ordine al disordine.
Se anche tu senti di avere tracce da mettere in fila, prova a disegnare la tua mappa mentale. Io, intanto, continuerò a raccogliere spunti e idee: nelle prossime settimane ti racconterò altri modi semplici e delicati per trasformare ricordi e spazi in piccole mappe dell’anima.
Se vuoi ricevere direttamente nella tua casella altri spunti e idee per creare le tue mappe dell’anima, puoi iscriverti alla mia newsletter: sarà un modo semplice e delicato per restare connessi, un piccolo filo tra noi e i tuoi spazi del cuore.
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