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Quando i primi freddi cambiano il ritmo delle nostre giornate

C’è qualcosa di sorprendentemente magico nell’arrivo dei primi veri freddi: l’aria che punge il viso, le foglie che scricchiolano sotto i piedi, i rami dei cespugli, gli alberi, e qualsiasi cosa sembra essere inglobata da una morsa di ghiaccio man mano che la luce si fa sempre più timida e lenta. Tutto, come per incanto, sembra ovattato: i suoni, i colori, e persino tu hai l’impressione di rallentare. Ed è proprio questo che, in questo momento, si adatta al mio ritmo. Strano, vero? Anche io fatico a riconoscermi.


Ogni anno mi accorgo che tutto inevitabilmente cambia con il freddo e anche il mio ritmo cambia. Quest’anno, però, per la prima volta mi sembra che procediamo alla stessa velocità. Le giornate sono più brevi, ma anche più dense di piccoli gesti che prima non notavo, presa com’ero da mille progetti. Anche ora i progetti ci sono, ma hanno un’importanza e un ordine diverso.


In questo periodo sto cercando di creare una nuova routine, e a volte è come se fossi legata a un elastico: ci sono giorni più leggeri, e giorni decisamente no. Altre volte è come avere enormi sassi nello zaino, che ti rallentano, ti soffocano e a volte ti schiacciano. È paradossale: tutti sembrano aver già ripreso il ritmo della vita, mentre io sono ancora qui, nell’autunno più buio, e per la prima volta mi trovo a mio agio in questa penombra. Di solito mi sentivo così a disagio da contare i giorni per vedere la luce tornare, le giornate allungarsi. Questa volta è diverso.


Vorrei ricominciare a cucire, ma esito ancora a usare strumenti e materiali carichi di significato. Li guardo come reliquie, ma so nel profondo che così facendo non li sto onorando come dovrei. Forse mi illudo che dovrei prima fare spazio tra oggetti che, anche se non mi rispecchiano più come prima, fatico a lasciar andare. Persino oggetti banalmente creati da me, oggetti che hanno storie: le mie storie, il mio passato.


Negli ultimi giorni ho provato a introdurre piccole routine nuove. Niente di rivoluzionario, ma gesti che rendono il quotidiano un po’ più gentile: la mattina, una piccola pausa solo per me, con una tazza di tè caldo, osservando la luce che filtra dalla finestra. Poi, prima che faccia buio, mi concedo una camminata lenta nel giardino, a contemplare i cristalli di ghiaccio che impreziosiscono ogni cosa. Respiro quell’aria frizzante e ascolto i piedi scricchiolare sull’erba congelata, che si compatta al mio passaggio lasciando le impronte dei miei piedi. Spesso le mie orme si intrecciano con quelle degli animali che sono passati prima di me: percorsi intrecciati che raccontano piccole storie silenziose. Poi torno a casa per annotare pensieri o idee sul taccuino. Sto pensando di tornare a ricamare.


E mentre sistemare, riordinare, selezionare gli oggetti può sembrare un gesto banale, per me è diventato quasi un rito: ogni oggetto che scelgo di tenere o lasciare andare è un piccolo passo verso chiarezza e leggerezza. Liberarmi del superfluo, non solo materiale, ma anche mentale, mi dà la possibilità di capire cosa davvero conta, di fare spazio a ciò che ha valore. Ogni gesto diventa meditativo, e lentamente trasformo il caos in ordine senza fretta.


Era da tempo che meditavo di chiudere il blog. La trasformazione dei contenuti, la fatica, la pressione di dover produrre, e poi una serie di avvenimenti dolorosi e improvvisi… tutto mi aveva portata lontana. Eppure, rivedendo con calma i miei spazi, i miei oggetti e le mie abitudini, mi rendo conto che il blog non è qualcosa da chiudere: è uno spazio mio, un filo che collega ciò che ero a ciò che ero e che sto diventando. Non devo affrettare nulla, non devo fare paragoni con altri o con me stessa di ieri. Posso semplicemente tornare, a mio modo e con i miei tempi.


Tutto qui: semplici parentesi in giornate ancora sconclusionate e vaghe rispetto a prima, ma sto smettendo di fare paragoni, perché non avrebbe senso. Trovo che ci sia qualcosa di rassicurante nel lasciarsi guidare dalla stagione, nell’adattarsi ai nuovi ritmi, nel prendersi cura di sé in modo semplice e concreto. Forse è questo il bello del freddo: ci obbliga a fermarci, a notare dettagli che altrimenti sfuggirebbero, a introdurre piccole routine che, senza clamore, possono cambiare davvero il tono delle nostre giornate. E io sono ferma da tempo, ma non più in modo passivo: sto semplicemente imparando a procedere alla mia velocità, facendo spazio a ciò che conta davvero ora per me.

Antonella

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