Ti aiuto a trasformare spazi e oggetti in creazioni che parlino di te
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Il mio primo inverno in Svezia fu il più lungo e difficile che abbia mai dovuto affrontare. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma quando nei primi giorni di ottobre vidi posizionare le asticelle per delimitare le stradine e prevenire le cadute nei fossi, capii che l’inverno era ormai vicino. Avevo tante attività da svolgere e non mi preoccupai troppo. Avevo una vecchia scuola da rinnovare come meglio potevo e molti, moltissimi scatoloni di oggetti personali ancora da sistemare.
Pochi giorni dopo iniziarono i primi deboli tentativi di nevicata, con fiocchi di neve che sembravano più una manciata di sale grosso che fiocchi vaporosi che fluttuano nell’aria. Bastò poco tempo e fui avvolta nel candore della neve. Inevitabilmente, le mie attività di rinnovo rallentarono a causa delle temperature rigide e mi dedicai principalmente a spalare la neve. Non avevo mai spalato la neve come nel primo anno. Uscivo per liberare la macchina che mi serviva per portare i bambini all’asilo o per fare la spesa, spalavo per tenere pulito un piccolo passaggio, sia quello per entrare a casa sia quello per arrivare in lavanderia. Sì, il primo anno, per fare il bucato, dovevo uscire al freddo, fare il giro della casa per recarmi in uno scantinato, usare la lavatrice e poi tornare fuori per prendere il bucato che avrei poi steso al caldo in casa. Mi sono sempre chiesta perché avessero scelto di collocarla lì, con tanto spazio, ma ormai era troppo tardi per rimediare.
Proprio in quei giorni sempre più corti e bui, ne approfittai per sistemare i nostri oggetti e fare una cernita dei vestitini estivi che difficilmente i miei bambini sarebbero riusciti a indossare l’estate successiva. Proprio come le piantine crescono più velocemente al buio alla ricerca di luce, anche i miei figli crescevano a vista d’occhio.
Mi ritrovai in poco tempo con adorabili vestitini inutilizzabili che erano stati protagonisti di molte loro prime volte: il primo gelato in Svezia, il nostro arrivo alla vecchia scuola, il primo pomeriggio a giocare nella loro casetta dei giochi…
Ero sicura che senza un’idea avrei inscatolato i loro vestitini per dimenticarmene in uno dei tanti sgabuzzini di quella enorme casa, ma volevo trovare un modo diverso per conservarli. Feci una cernita e iniziai dai vestitini che avevano poca importanza per me, cominciai a sperimentare, scucendo, tagliando e modellando idee che pian piano prendevano vita in piccoli giocattoli di stoffa e creazioni per decorare la loro casetta dei giochi…
La cosa bella di queste creazioni è che, pur mantenendo vivi i ricordi ogni volta che li rivedo, hanno continuato a vivere nuove avventure grazie alla loro trasformazione.
Pian piano alcuni pupazzi e creazioni sono arrivati ad altri bambini e altre mamme. Oggi continuo a creare bambole, pupazzi e altre creazioni con i vestitini riciclati per altri bambini, su commissione di altre mamme, visto che i miei figli sono ormai cresciuti e non giocano più con loro. Confesso però che ne ho conservati alcuni ben in mostra, che ai miei figli ricordano il loro pupazzo e a me anche i ricordi legati a prima della loro trasformazione.
Aiuto con la stessa modalità altre donne a trasformare i loro oggetti emozionali e i loro spazi in creazioni che intrecciano racconti del passato con quelli del presente da tramandare.
Cosa posso fare per te?
Aiutarti a capire se e come trasformare un tuo oggetto. Scrivimi a info@antonellacrisci.com per raccontarmi la sua storia e fissare una call conoscitiva gratuita. Insieme valuteremo la scelta giusta.
Ti aiuto a trasformare i tuoi oggetti emozionali in creazioni che parlano di te. Ti invito a visitare il mio LABORATORIO (clicca qui), un luogo virtuale dove trovare ispirazione e supporto, oppure a cercare il prodotto adatto nel mio shop.